Caro Enrico,
è finita la tua fatica di quest'anno per organizzare e accompagnare la rassegna 'Poesia Vagabonda' ed anche- a seguire- l'impegno in diretta come poeta in 'Binario zero. Poesia in vagone'.
Ripensando a te e a quanto hai fatto - come pure all'impegno di Aldino Leoni, di Alberto Mori o del tuo alterego genovese Gianriccardo Scheri che ho conosciuto a Settimo - a qualche esternazione tua nei momenti di flessione dell'entusiasmo per stanchezza per un pubblico un poco troppo - a tuo dire - scarso (se paragonato alla folla!) ho ripescato un libretto brioso e visionario di Ennio Cavalli 2003: Il poeta è un camionista. Da cui rubo a piene mani - pp. 62-63. Se qualcun altro ha già detto quello che vorresti dire tu e - soprattutto l'ha detto bene - perché non appropriarsene con gratitudine?
Ripensando a te e a quanto hai fatto - come pure all'impegno di Aldino Leoni, di Alberto Mori o del tuo alterego genovese Gianriccardo Scheri che ho conosciuto a Settimo - a qualche esternazione tua nei momenti di flessione dell'entusiasmo per stanchezza per un pubblico un poco troppo - a tuo dire - scarso (se paragonato alla folla!) ho ripescato un libretto brioso e visionario di Ennio Cavalli 2003: Il poeta è un camionista. Da cui rubo a piene mani - pp. 62-63. Se qualcun altro ha già detto quello che vorresti dire tu e - soprattutto l'ha detto bene - perché non appropriarsene con gratitudine?
Può la poesia diventare un mass-medium, oltre che essere medianica e mediare tra tante attitudini? Può diventare un mezzo di comunicazione o è solo un mezzo di trasporto ben mimetizzato? Il percorso da fare è contromano e senza ripari. La poesia può diventare comunicazione di massa (come all'epoca degli antichi cantori, come succede anche oggi per certi cantautori) solo se la massa riscopre dentro di sé il bisogno di questo tipo di comunicazione e pian piano si fa avanti. Se la Montagna non va a Maometto, è troppo facile dire: Maometto andrà alla Montagna. Così si uccidono Montagne come Maometto.E' la montagna, la massa, il lettore a dover andare a Maometto, incontro alla poesia, riconoscendola come strumento di conoscenza, apertura sapienziale, quarta dimensione , ossigeno del tempo e dello spirito "rosa fresca aulentissima". Certo i poeti non devono scappare e rintanarsi in luoghi così angusti o soavi da sembrare irraggiungibili. Altrimenti la poesia resterà sfuggente come l' alchimia, e il battito cardiaco, puro titolo, "Storia di acque, di boschi, di popoli" senza un Neruda dietro. Tanta gente non sa quello che perde e quanti buoni sconto lascia sul banco. Anche per via di simili distrazioni ci saranno "poeti popolari come una chitarra"(sonora definizione di Neruda per Garcia Lorca) solo se esposti nelle vetrine delle tre P, Prodotti Predefiniti Premarcati. Niente a che fare con l'ineffabile Sputo Illuminato…se è vero che ormai, in letteratura, Autorità di Controllo Centrali sono Presidii Editoriali e Tivù, Vicereami del marketing.Ma le Autorità di Controllo Centrali hanno dimenticato che la poesia è come un antico sacrificio. Una parte va in fumo, destinata a misteri, domande e vari magnetismi. Per fortuna Dio è Verbo, risponde (se vuole) ad almeno 99 nomi e traffica in Illuminazioni…"
Credo di non dover aggiungere altro, se non la dedica a tutti voi vagabondi migranti che ho già nominato in apertura perché avete la patente C e guidate davvero bene portando il vostro e l'altrui camion per le strade su e giù per le montagne (e le colline) - e se serve usate anche il treno.
Angela Donna
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