meteosettimo



E' una stazione poetica che da Settimo Torinese trasmettei propri bollettini quotidiani sugli aspetti della stagionein corso nella città.Emozioni ogni giorno registrate e diffuse,in direzione di chiunque può ricevere il suo segnale.I messaggi miglioriscelti a vicenda tra le stazioni in contattovengono ogni settimana poi archiviati su Meteo Diario.



Poesia Vagabonda 2013

28 e 29 SETTEMBRE 2013
BIBLIOTECA ARCHIMEDE - SALA PRIMO LEVI
SETTIMO TORINESE Piazza Campidoglio, 50 - ORE 17

ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE FIUMI
in collaborazione con ECM, Biblioteca ARCHIMEDE
e CITTA’ di SETTIMO TORINESE

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
info tel 3398099472
mail: manricolaz@libero.it

Settimo - traliccio "Tino Faussone"

Settimo - traliccio "Tino Faussone"
prog. arch. Adriana Zamboni

meteosettimo è:

Enrico Mario Lazzarin scrive poesia dalla 1a elementare. E’ socio fondatore dell'ass. cult . “Due Fiumi” di Torino e dintorni. E’ ideatore e organizzatore della rassegna di poesia e musica “Poesia Vagabonda” giunta alla 14a edizione, nella città dove risiede, Settimo Torinese. E’ redattore della rivista “Corrente Alternata”, . Ha pubblicato due raccolte di versi: "Non piove più" (Taurus -Torino,1999) e "Ombrelli d'aprile" (Magie di carta - Chieri, 2007). Ha vinto numerosi premi per la poesia e la narrativa.

Settimo Torinese - torre medioevale

Settimo Torinese - torre medioevale
50 anni di Settimo Città

foto del mese

foto del mese

domenica 29 novembre 2009


(Settimo, domenica 29 novembre 2009)_560
PAESAGGIO


Soltanto poche foglie di tigli rimangono sui rami
rivolti al cielo,
grigio cielo di poca luce
sotto una pioggia leggera e fine che pare non bagnare.
La notte sembra che abbia sgranocchiato pistacchi e arachidi
senza curarsi di gettare in terra gli avanzi
che sono rimasti tra la pianura e le colline
mescolati a nebbia e foglie impastate con la terra
e respiro di cinghiale.
.

IL PESCOJ a Settimo


sabato 28 novembre 2009

Il davanzale con girandola




(Settimo, sabato 28 novembre 2009)_559
PRIMI ACQUISTI PER IL NATALE
 
Sole dai vetri opachi del vociare mattutino
di abitudini del vicino.
Sole attraversato dal tubare dei colombi profughi di tetti scomparsi
per fare posto a nuove viabilità ferroviarie.
Il davanzale risplende,
oro.

Nella foschia che va via
una voce radiofonica urla:
primi acquisti per il Natale.

.

venerdì 27 novembre 2009

In Afghanistan con Emergency: un’esperienza di pace.


(Il gruppo di Emergency di Torino)

In Afghanistan con Emergency: un’esperienza di pace.
Salina Loris, infermiere.

Emergency è un’organizzazione umanitaria il cui obiettivo è curare le vittime dei conflitti armati e portare assistenza sanitaria a tutti coloro che subiscono le conseguenze sociali di guerra, fame, povertà, emarginazione.

In Afghanistan si è occupata della costruzione dell’ospedale di Kabul, di un secondo nella valle del Panshjer e di un terzo a Lashkar-Gah, nel sud del Paese, che è operativo dal settembre del 2004. L’ospedale di Kabul cura principalmente le vittime di guerra, per lo più bambini, dato che, come tristemente è noto, sono i più colpiti. Ma non c’è giorno in cui non vi si presentino persone colpite da mine, da scontri a fuoco, dall’esplosione di un razzo, oppure vittime di cadute dall’alto, di incidenti stradali o altri infortuni.

Questa struttura è costituita da sei reparti di degenza, di cui uno sub-intensivo, due sale operatorie e una Rianimazione, per un totale di cento posti letto. La Rianimazione, che è attrezzata con monitor, ventilatore, pompe da infusione e defibrillatore del tutto simili a quelle presenti negli ospedali dei Paesi sviluppati, conta sei posti letto troppo spesso occupati da bambini, vittime innocenti di traumi o mine. A completare l’efficienza dell’ospedale ci sono servizi come l’Amministrazione, la cucina, la lavanderia, l’officina per la manutenzione.

Dato che la Rianimazione era stata inaugurata solo nell’Agosto del 2003, appena due mesi prima del mio arrivo, ho dedicato maggiori energie al reparto di Terapia Intensiva più che al Pronto Soccorso, operativo già dall’aprile 2001. La logica di Emergency è costruire ospedali destinati a rimanere alla popolazione dei Paesi in difficoltà e, in quest’ottica, la finalità ultima della mia attività non era il sostituirmi al personale locale bensì addestrarlo e consentirgli così di giungere, nel tempo, a un’autonomia lavorativa.

Io sono stato sei mesi in Afghanistan, dall’Ottobre 2003 a Marzo 2004, lavorando nell’ospedale di Kabul come responsabile della Rianimazione e del Pronto Soccorso e posso dire, senza falsa retorica, che l’Afghanistan è un Paese dove alla povertà e alla miseria vista già in altri luoghi si aggiunge quella cosa terribile che è la guerra. La mia è stata un’esperienza forte, che mi ha immerso in una realtà molto lontana da quella in cui avevo sempre vissuto, e mi ha insegnato a modificare il mio giudizio su molti aspetti della vita e a relativizzare di più su quello che mi circonda.

La mia giornata iniziava alle 8.00 con il ritrovo di tutto lo staff internazionale in Pronto Soccorso per le consegne del medico locale e per un rapido quadro dei pazienti ricoverati nelle ultime 24 ore; dopodiché, ognuno di noi si recava nei diversi reparti a svolgere il lavoro che lo attendeva. Durante il mio periodo di permanenza oltre a me che – come ho detto prima – mi occupavo della Rianimazione e del Pronto soccorso, c’erano un infermiere professionale che seguiva la sala operatoria e la farmacia, altri due che si occupavano dei reparti, due chirurghi e un un’anestesista. Durante la mattinata mi dedicavo allo svolgimento delle differenti attività infermieristiche assieme al personale locale, e lavorare al loro fianco è stato utile per comprendere quali fossero gli ambiti in cui era più necessario e urgente intervenire. Nel pomeriggio, invece, mi dedicavo principalmente alla preparazione delle lezioni, dei test per le valutazioni del personale infermieristico e alla redazione delle linee guida, che riguardavano procedure infermieristiche di base, come il trattamento delle medicazioni (come e quando cambiarle), il cateterismo vescicale e la sua gestione, il trattamento delle infusioni e dei circuiti dei ventilatori, la broncoaspirazione, e altro ancora.

Tutto veniva stato svolto conformemente alle linee guida di Atlanta del 2002. Ottenuto l’avvallo della “medical coordinator”, cioè la responsabile dell’ospedale, le linee guida sono state introdotte nella pratica clinica quotidiana con l’ausilio di lezioni formative che si tenevano a ogni turno. Ho, inoltre, svolto lezioni inerenti l’accettazione del paziente in rianimazione, il corso di BLS (Basic Life Support), l’uso del defibrillatore, ecc. e ho addestrato il personale infermieristico a organizzare i carrelli delle terapie, delle medicazioni e delle urgenze.

Accanto all’attività di formazione, ho avuto anche mansioni logistico-organizzative, che comprendevano l’approvvigionamento del materiale sanitario e non, il riordino e l’inventario attraverso opportune “cheek list” di tutto il materiale presente nel magazzino, la gestione dei turni, i colloqui di assunzione. Al fine di mantenere la maggiore coerenza possibile nella metodologia del lavoro, ogni attività si è svolta seguendo un principio di continuità con l’operato di chi mi aveva preceduto e di chi mi avrebbe poi sostituito al termine dei sei mesi.

Ogni tre giorni circa ero “on call”, ovvero reperibile 24 ore su 24: terminato l’abituale giro visite del mattino in tutti i reparti, mi recavo, come sempre, in reparto e proseguivo nel mio lavoro, ma potevo essere chiamato in Pronto Soccorso tutte le volte che arrivava un nuovo paziente e, alla fine della giornata, verso le 18.00, ero tenuto a compiere un ultimo giro visita. Nonostante le ore notturne rendessero la città più tranquilla, mi è capitato spesso di dovermi recare in ospedale nel cuore della notte, per ricoveri urgenti o per l’aggravamento delle condizioni cliniche di alcuni pazienti, e diverse volte le sale operatorie sono state operative fino a ora tarda.

Mi ricordo in particolar modo di una sera in cui io e i miei colleghi siamo stati chiamati dall’OPD per il ricovero d’urgenza di dodici pazienti vittime di un incidente stradale: appena giunti in ospedale, abbiamo aiutato a soccorrere i primi quattro mentre in brevissimo tempo venivano portati gli altri feriti, per la maggior parte bambini. Una volta effettuato il ‘triage’ per valutare le priorità di intervento, ci siamo preoccupati ,con l’aiuto di infermieri afgani “reclutati“ nei vari reparti, di stabilizzare le condizioni dei feriti e di prepararli, ove necessario, per l’intervento in sala operatoria. La mobilitazione generale si è conclusa in poco più di tre ore e tutti i pazienti sono stati trasferiti nei vari reparti, tranne un bimbo di un anno che, dopo due giorni di osservazione in rianimazione per un preoccupante trauma cranico, è stato poi fortunatamente trasferito in reparto, accanto alla madre.

Avevo un giorno libero alla settimana che trascorrevo stando a casa o andando a visitare i FAP (First Aid Post), ovvero ambulatori di Emergency collocati in luoghi distanti dall’Ospedale per poter fornire un'assistenza sanitaria capillarizzata su un territorio più vasto. I FAP, che svolgono sostanzialmente attività ambulatoriale e di “follow up” per i pazienti dimessi, attualmente sono diciotto, sei di appartenenza all’ospedale di Kabul e dodici all’ospedale del Pansjer, ma ne stanno già sorgendo di nuovi che faranno riferimento all’ospedale di Lashkar-Gah.
Lo staff internazionale include il personale medico, infermieristico, fisioterapista e figure professionali come il logista, ovvero colui che si occupa della parte organizzativa dell’ospedale che non concerne quella sanitaria, l’amministratore per la parte contabile e amministrativa, il geometra e l’ingegnere per eseguire i lavori di costruzione. L’equipe lavora sempre affiancando il personale locale assunto da Emergency, con il quale comunica in inglese.

Non è stato facile lavorare in un ambiente così diverso dal nostro e con abitudini così differenti. A volte non tutto era così immediato e disponibile e bisognava sapersi arrangiare... per dirla con una metafora “a far fuoco con la legna che si ha”. In questi mesi mi sono venute a mancare le mie abitudini di vita, ma il vedere quanto utile fosse il nostro lavoro e il percepire la gratitudine della gente attraverso un abbraccio, un sorriso, un grazie ripetuto mille volte, mi ha aiutato a superare ogni difficoltà. In questi sei mesi mi sono trovato di fronte a tante vittime della guerra, per la maggior parte bambini colpiti da mine. I civili resi mutilati da mine o bombardamenti sono ciò che i “signori della guerra” definiscono “effetti collaterali”. Quando medicavo le ferite o quello che era rimasto dell'arto di un ragazzino innocente provavo rabbia e impotenza, perché leggevo in quelle ferite l’ingiustizia di quello che stava avvenendo attorno a me.
Purtroppo le vittime da mina sono ancora numerose: da un rapido calcolo fatto, è risultato che circa una persona al giorno riporta ferite da mina.

Fra le tante persone che ho conosciuto in questi mesi e di cui porterò sempre i volti nella mia memoria, in particolare mi lega a Aleem un ricordo dolce e affettuoso. Aleem è un ragazzino di 12 anni che, saltato su una mina mentre raccoglieva della legna lungo il fiume, si è “provocato” l'amputazione di entrambe le gambe al di sopra del ginocchio. E’ rimasto ricoverato per 5 mesi, durante i quali si è “dovuto sottoporre”, dimostrando un coraggio straordinario, a svariati interventi chirurgici finalizzati all’allestimento dei monconi con innesti di cute. Emergency si è occupata, in un secondo momento, di apportare anche alcune modifiche architettoniche alla casa di Aleem affinché non incontrasse difficoltà a muoversi con la carrozzina in attesa che gli fossero fornite le protesi.

Di Aleem non dimenticherò mai il sorriso e la voglia di vivere che trasmetteva, ma questa non è che una delle tante storie vissute in prima persona che potrei raccontare.
La cura e la riabilitazione delle vittime colpite dalle mine antiuomo è una delle principali attività che Emergency svolge in questo Paese, ed è importante ricordare e sottolineare che le mine non uccidono ma mutilano, creando una popolazioni di invalidi e annullando il concetto di Pace. Credo che anche Aleem, come tutti i ragazzi dell’Occidente, abbia il diritto di essere curato al meglio delle possibilità che la medicina può offrire; e credo che non debba essere privato della dignità di essere un “paziente” solo perché considerato un “bambino povero che vive in un Paese in guerra” e come tale destinato a subirne le conseguenze più atroci. Voglio rifiutarmi di tenere per me stesso, come privilegio esclusivo, il diritto di essere vivo e di essere curato, diritto che appartiene a tutti gli esseri umani indistintamente. E in questo non credo di fare regali a nessuno.

Questo è il mio modo di essere contro la guerra, sottraendole le vittime, e per questo ho deciso di portare un po’ della mia professionalità a persone meno fortunate di me.

Ho trovato l’Afghanistan e la sua gente estremamente affascinanti. La popolazione di quel Paese è stanca della guerra, perché continua tragicamente a subirla. Ho conosciuto persone che hanno voglia di costruire e di andare avanti, che hanno ancora fiducia nella vita, persone che sanno essere generose anche se non possiedono nulla. Vi assicuro che nonostante la miseria e la povertà, sui visi degli Afghani non scomparivano mai il sorriso e il buon umore, immagini che porterò sempre con me. Ho incontrato più umanità in quei luoghi di guerra che nei nostri Paesi civilizzati e, fra le macerie della città di Kabul, che doveva essere bellissima prima che i bombardamenti cancellassero il suo antico splendore, la gente ha ancora voglia di vivere, malgrado le condizioni siano difficili, e sta ricominciando a ricostruire e a ricostruirsi.

Questa è stata senza dubbio un’esperienza molto forte e arricchente. Voglio ringraziare tutte quelle persone che mi hanno permesso di viverla così intensamente credendo in ciò che facevo e offrendomi il loro appoggio: la mia famiglia, gli amici, i colleghi. Ringrazio tutto il personale di Emergency che, con grande professionalità e umanità, si impegna tutti i giorni a divulgare una cultura di Pace e solidarietà. Ringrazio anche tutti i volontari del gruppo Emergency di Torino, di cui faccio parte dal 1998, che mi sono stati molto vicini con le loro e-mail. Grazie veramente a tutti.

(Loris Salina)
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giovedì 26 novembre 2009

Un amore di canzone - VI edizione



Le allieve del Centro Nuovadanza di Stefania Montorio


Valerio Pagliero e Stefania Montorio
con le allieve del Centro Nuovadanza
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La cantante Laura Bonessa
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Il gruppo di Emergency di Torino
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(Settimo, mercoledi 25 novembre 2009)_558
CACHI, NEBBIE E VECCHI PARTIGIANI

Grigio, nebbia
tutta la mattina.
La collina non si distingue
solo i cachi arancio sui rami piegati
sono lampo cromatico,
rompono il grigio e tempo.
Martino partigiano della prima ora, ha superato i novanta
mi offre i suoi cachi
e la sua memoria
di amici non ne ha quasi più
ama i suoi cani
ama raccontare:
"La nebbia mi ha salvato tante volte da tedeschi e Brigate Nere
poi non si aveva di che nutrirsi
una settimana intera a mangiare cachi che alla fine
i nostri bisogni erano arancioni…
Non mi piacciono più da allora i cachi
ma mi fa piacere guardarli perchè mi mettono allegria e alla mia età si ha bisogno di allegria
e di qualcuno che ti ascolti"
Guardo Martino in piedi con i suoi cani attorno che guarda la nebbia e l'albero.
Vado via
salutandolo in silenzio,
la nebbia si è alzata.

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Sul finire della domenica


(Settimo, lunedi 23 novembre 2009)_557
QUALCOSA D'IMPORTANTE

Si ritorna a guardare un tramonto
assaporare l'aria intorno
una giornata scivola via
immagini parole sapori odori emozioni
ridisegnare percorsi obbligati
registrare memoria
tutto torna
tutto non è come prima
tutto somiglia a niente...
Guardare i colori che sfumano sulla luce di fine domenica,
è qualcosa...
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lunedì 23 novembre 2009

Fortune di poeta


(Settimo, domenica 22 novembre 2009)_556
GUARDANUVOLE, ROBA DA POETI

Alessandria sembra che non la vedi
ma poi te la ritrovi accanto
in una parola che esce dalla nebbia.
In una sola...!

Le parole che si usano son "sempre quelle",
come i passi al Sabato Pomeriggio in Città di Provincia.
Penso al camminare dei poeti che a volte indecisi saltellano
come uccelli su piazze piene di cibo.

Una tavola con i colori perfetti,
fuori una nebbia che non vorresti più tornare.

La questione è che non mi piacciono i guardaroba,
fossero GuardaNuvole...
Perchè l'idea che qualcuno debba guardare la ROBA
non mi è mai piaciuta;
i numeri che danno mi inquietano sempre
ma questa sera mi è toccato il 22,
la mia data.
So che da lì a un po’
una fortuna
una fortuna da Poeta
mi bacerà.

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(Settimo, venerdi 20 novembre 2009)_555
TRAMONTO AL SEMAFORO

Transumanza di parole
stagione dopo stagione
mese dopo mese.
Le parole cambiano si adattano come cornici
ai nuovi giorni dipinti.

Novembre
nei colori del caco maturo e non colto
finisce dentro i minuti:
volati come uccelli
festaioli dopo la fiera.

Transumanze di sorrisi
aspettando il verde
nello specchietto laterale
di un auto metallizzata
che riflette uno squarcio di cielo
con il sole del 20 Novembre che va via.

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giovedì 19 novembre 2009

MeteoDiario alla Biennale di Alessandria



Enrico Mario Lazzarin e
Gianriccardo Scheri
presentano MeteoDiario

alla rassegna >AUTORI e CITTA'<
organizzata dalla Biennale di Poesia di Alessandria

Sabato 21 Novembre ore 17.00
Palazzo Cuttica, Via Parma 1
Alessandria
.
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(Settimo, mercoledi 18 novembre 2009)_554
NEBBIE, ZUPPE E VINO NUOVO

Tutto il giorno avvolta la collina da nebbia
sulle foglie cadute a terra
si è tramutato il tempo
quello andato nei porti lontani.
Oggi giorno da zuppa.

Il tempo delle foglie gialle è venuto
non passa mai
mai passa
siamo noi che lo attraversiamo
attraversiamo il tempo che sta immobile
avvolto dalle stagioni che rincorrono passaggi
nebbie avvinghiate alle vite
di vino nuovo.

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domenica 15 novembre 2009


(Settimo, domenica 15 novembre 2009)_553
DOMENICA DI NOVEMBRE

Quasi si consuma,
ecco la parola giusta
consuma:
si consuma il colore delle foglie
piano si stempera alla luce novembrina
non vuole andare via
ma lascia tracce sulla mattina.
Domenica da agnolotto
da sugo fatto in case tutte riscaldate
senza fretta masticare
trangugiare tempo a venire.
Con
quel colore che va via
quella nostalgia tolta come polvere
che semplicemente
ritorna.

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giovedì 12 novembre 2009


(disegno di Franco Dionigi)

(Settimo, giovedi 12 novembre 2009)_552
SOLO UN INIZIO DI POESIA


Esco dal circolo dei lettori di via Bogino
a Torino:
un amico poeta, Franco Dionigi, ha presentato il suo bel libro
"IN CASO DI POESIA".
Prendo il tram n 15 a Piazza Castello
sul biglietto che dovrò obliterare ho scritto un verso
"addormentata è la ragazza Rom sulla panchina aspetta la luna nuova e sogna di essere ancora una bambina ".
Salgo dopo cinque minuti come mi ha annunciato la scritta luminosa alla fermata
preciso arriva il quindici
oblitero il biglietto ma rimane nella bocca della obliteratrice
e non ne vuole sapere di venir fuori
provo con le chiavi dell'auto
un signore mi aiuta con un altro ticket
niente da fare
poi appare
la scritta intermittente
"IN CASO DI POESIA
FUORI SERVIZIO".
Sarà per le parole che ho scritto.
Salgono quasi al capolinea i controllori GTT
e mi chiedono il biglietto
gli spiego quello che è sucesso
perplessi mi dicono "Questa non l'avevamo più sentita da un po’…"
Dico "Beh, aprite l'obliteratrice e vedete che il mio biglietto è li dentro, no!"
"Senta non faccia il furbo e trovi un'altra scusa. Ha anche i capelli bianchi…"
"Senta lei apra la macchinetta e vedrà che il mio biglietto è li dentro, ha capito o no? Neanche io ho tempo da perdere!"
Tirano fuori il passpartout e finalmente il biglietto obliterato esce dal ventre della obliteratrice.
Il più vecchio dei due controllori mi chiede a che fermata sono salito e a che ora
rispondo prontamente come fossi un concorrente dei quiz di Mike Buongiorno che assapora la vittoria di un bel gruzzolo.
Il controllore controlla le risposte sul biglietto che ha in mano
poi dice
"Lei ha manomesso un documento di viaggio con una frase scritta su...non è più un ragazzino ...
Non lo faccia mai più e meno male che l'ora e la fermata sono state stampate e si vedono ma comunque lei non può pasticciare i biglietti e scriverci sopra, ha capito signore!"
"Si ho capito!"
"Ma era solo una poesia..."
Scendo dal tram che è notte
l'autista dice ai due controllori GTT
"Che di gente... cosi.."
Io sussurro alle stelle che intravedo andando verso il parcheggio a Sassi dove ho lasciato "la grigia" la mia auto
"Era solo…
solamente una poesia
un inizio di Poesia."

.


(Torino - Tram anni '70 con bigliettaio
e senza obliteratrice)
.

mercoledì 11 novembre 2009


(Settimo, mercoledi 11 novembre 2009)_551
BETULLE A SAN MARTINO

Netta la linea di confine tra il grigio e l'azzurro delle Alpi
là dove tutto è cristallino.
Estate di San Martino,
dolce ultimo tepore
dai colori di foglie e rami che cambiano ad ogni manciata di minuti.
Oggi un cielo limpido senza nuvole
pulito anche il rumore
l'odore di una giornata così solare
parlare sottovoce
al bosco di betulle
che allegramente malinconicamente aspettano la neve.

.

martedì 10 novembre 2009


(Settimo, martedi 10 novembre 2009)_550
SENZA RUMORE

Una pennellata
data da un pennello smarrito
per la notte senza luna:
è il cielo di questa mattina
alba cittadina.
Le gocce di pioggia rimaste attaccate agli aghi di pini,
incerti raggi mattutini
le faranno cadere
ad una ad una.
Un aereo vola sopra
lo vedo allontanarsi senza sentirlo.

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domenica 8 novembre 2009


(Settimo, domenica 8 novembre 2009)_547
UNA PIOGGIA GELATA (1)

Esco dalla casa di amici dopo una buona cena
una pioggia gelata mi bagna.
La notte è sparsa dai lampioni,
su asfalto lucido
scendendo la pioggia rende tutto il paesaggio uniforme
liquido è il ritornare
la macchina scura si confonde con altre auto parcheggiate nel silenzio della luna che non si vede.

Lontano dal posto ove ho cenato
mondi sconosciuti di riflessi arancio
formano forme distinte.
Metto in moto
l'auto grigia scura
tutto scorre.

Una pioggia gelata mi accoglie anche quando scendo
guardo l'ora l'una e tre minuti
faccio la strada senza ombrello verso casa senza riparo
senza fretta mi lascio bagnare
non mi va di rompere l'equlibrio della pioggia schiudendo l'ombrello di colore granata,
fosse stato nero o grigio
l'ombrello,
l'avrei preso dal baule della macchina scura e aperto
l'avrei APERTO
per non bagnarmi.
Ma senza interrompere il flusso del colore
delle gocce gelate.

.

(Settimo, domenica 8 novembre 2009)_548
UNA PIOGGIA GELATA (2)
 
Sono uscito con scarpe giuste
nere e di cuoio con i lacci e suola di para
quello che ci vuole
per questa mattina di pioggia
domenicale.
Vado a comprare il giornale
la pioggia è gelata come questa notte
ma la luce....ci inganna
mattina di luce soffusa quasi un ABAT-JOUR rimasto acceso
ci ha sorpreso nel dormiveglia.
Ore nove e quaranta;
ora posso dischiudere il mio ombrello granata,
aprirlo sotto l'abat-jour 
per ricomporre equilibri notturni.

.

(Settimo, domenica 8 novembre 2009)_549
UNA PIOGGIA GELATA (3)

Ho comprato non il solito giornale perchè era esaurito
(uno scandalo politico a sfondo sessuale
lo aveva fatto sparire nelle tasche dei lettori della domenica)
così ne comprai un altro che non avevo mai letto
e forse non sapevo ch’esistesse.

Fuori dalla tenda del chiosco di giornali
ridischiudo il mio ombrello granata,
con un clak si apre in un secondo.
Che meraviglia il clak
cinque euro l'avevo pagato dal venditore magrebino fuori dall’ipermercato una ventina di giorni fà
era un mercoledì e non pioveva
il problema era che l'ombrello si apriva anche quando non doveva
in meno di un secondo con il solito clak.
Ricordo a bordo dell'auto di una collega che ad un certo punto in una curva si aprì oscurando la visuale del lunotto posteriore tanto che ci dovemmo fermare, era una bella giornata di sole tiepido.
E’ un ombrello con una certa personalità pensai
riponendolo nel portaombrelli.

Quando aprii il giornale lessi nella cronaca locale che erano aperte le iscrizioni per il corso da ombrellaio:
lessi per due volte,
il corso per imparare ad aggiustare ombrelli
si aprivano le iscrizioni fra tre giorni era esclusivamente per disoccupati.
Guardai fuori stava smettendo di piovere
ripensai al corso…
per disoccupati che..diventeranno ombrellai…
mah…

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venerdì 6 novembre 2009

Appunti dal Giappone di Stefano Faravelli


Fotografia di Stefano Folgaria
.
una "pillola" dal Giappone, un viaggio seguito passo passo
attraverso un minuto di immagini e racconti.
Il prossimo libro di Stefano Faravelli nel suo farsi.
Potete iscrivervi alla news letter del sito www.stefanofaravelli.it
per essere aggiornati mensilmente.
.

martedì 3 novembre 2009

"Viene il mattino Azzurro..." di Alda Merini



da http://www.youtube.com/user/ciuffolina1
(Settimo, martedi 3 novembre 2009)_546
PER ALDA MERINI

Sono uscito che c'era la nebbia dopo le otto
nebbia
ma poi ho visto il bosco
districarsi
togliersi la nebbia
lavarsi con il sole
che splendida giornata
tutto è limpido
dalle cortecce stava appesa lacerata silenziosa la nebbia
fumava di raggio solare
come una voce lontana e piena
limpida voce nel sole
voce cercata
voce trovata
riconosciuta
dalle cortecce di betulle
là nel bosco
la nebbia ha lasciato particelle
eri tu poeta alta e bella ,
sorridevi
al sole
ti sei vestita di betulla e felci
profumi di foglie
eri tu:
Alda Merini
eri tu tra il bosco e il sole
sorridevi
nello specchio delle tue
delle mie parole..

lunedì 2 novembre 2009

Lettera di Angela Donna

Caro Enrico,
è finita la tua fatica di quest'anno per organizzare e accompagnare la rassegna 'Poesia Vagabonda' ed anche- a seguire- l'impegno in diretta come poeta in 'Binario zero. Poesia in vagone'.
Ripensando a te e a quanto hai fatto - come pure all'impegno di Aldino Leoni, di Alberto Mori o del tuo alterego genovese Gianriccardo Scheri che ho conosciuto a Settimo - a qualche esternazione tua nei momenti di flessione dell'entusiasmo per stanchezza per un pubblico un poco troppo - a tuo dire - scarso (se paragonato alla folla!) ho ripescato un libretto brioso e visionario di Ennio Cavalli 2003: Il poeta è un camionista. Da cui rubo a piene mani - pp. 62-63. Se qualcun altro ha già detto quello che vorresti dire tu e - soprattutto l'ha detto bene - perché non appropriarsene con gratitudine?

Può la poesia diventare un mass-medium, oltre che essere medianica e mediare tra tante attitudini? Può diventare un mezzo di comunicazione o è solo un mezzo di trasporto ben mimetizzato? Il percorso da fare è contromano e senza ripari. La poesia può diventare comunicazione di massa (come all'epoca degli antichi cantori, come succede anche oggi per certi cantautori) solo se la massa riscopre dentro di sé il bisogno di questo tipo di comunicazione e pian piano si fa avanti. Se la Montagna non va a Maometto, è troppo facile dire: Maometto andrà alla Montagna. Così si uccidono Montagne come Maometto.E' la montagna, la massa, il lettore a dover andare a Maometto, incontro alla poesia, riconoscendola come strumento di conoscenza, apertura sapienziale, quarta dimensione , ossigeno del tempo e dello spirito "rosa fresca aulentissima". Certo i poeti non devono scappare e rintanarsi in luoghi così angusti o soavi da sembrare irraggiungibili. Altrimenti la poesia resterà sfuggente come l' alchimia, e il battito cardiaco, puro titolo, "Storia di acque, di boschi, di popoli" senza un Neruda dietro. Tanta gente non sa quello che perde e quanti buoni sconto lascia sul banco. Anche per via di simili distrazioni ci saranno "poeti popolari come una chitarra"(sonora definizione di Neruda per Garcia Lorca) solo se esposti nelle vetrine delle tre P, Prodotti Predefiniti Premarcati. Niente a che fare con l'ineffabile Sputo Illuminato…se è vero che ormai, in letteratura, Autorità di Controllo Centrali sono Presidii Editoriali e Tivù, Vicereami del marketing.Ma le Autorità di Controllo Centrali hanno dimenticato che la poesia è come un antico sacrificio. Una parte va in fumo, destinata a misteri, domande e vari magnetismi. Per fortuna Dio è Verbo, risponde (se vuole) ad almeno 99 nomi e traffica in Illuminazioni…"

Credo di non dover aggiungere altro, se non la dedica a tutti voi vagabondi migranti che ho già nominato in apertura perché avete la patente C e guidate davvero bene portando il vostro e l'altrui camion per le strade su e giù per le montagne (e le colline) - e se serve usate anche il treno.

Angela Donna

(Settimo, domenica 1 novembre 2009)_545
COLORI DOMENICALI

Sopra:
una lastra di grigio
come carta assorbente viene la mattina
esce il grigio colore senza colore
ad una prima ricognizione visiva...

segnale orario radiofonico:
ORE SETTE
segnale del colore

a seconda degli angoli di osservazione
e degli occhi
che guardano!

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(Settimo, sabato 31 ottobre 2009)_544
CHIUDENDO LA PORTA

La notte è:
luce riflessa e foglia,
scendo dalla macchina un gatto corre via
si arrampica nello spiffero estivo,
lasciata aperta la porta
di un agosto lontano,
riposto in barattoli di vetro
come la conserva fatta nei cortili
di vecchie case popolari
popolate dai gatti
e da anziani.
La nebbia stava per salire
sulle scale della Luna,
ma poi ha visto le foglie d'oro dei tigli sul viale della fabbrica dismessa,
si è fermata per ammirare il colore,
ha parlato con i riflessi autunnali
chiudendo la porta.

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