meteosettimo



E' una stazione poetica che da Settimo Torinese trasmettei propri bollettini quotidiani sugli aspetti della stagionein corso nella città.Emozioni ogni giorno registrate e diffuse,in direzione di chiunque può ricevere il suo segnale.I messaggi miglioriscelti a vicenda tra le stazioni in contattovengono ogni settimana poi archiviati su Meteo Diario.



Poesia Vagabonda 2013

28 e 29 SETTEMBRE 2013
BIBLIOTECA ARCHIMEDE - SALA PRIMO LEVI
SETTIMO TORINESE Piazza Campidoglio, 50 - ORE 17

ASSOCIAZIONE CULTURALE DUE FIUMI
in collaborazione con ECM, Biblioteca ARCHIMEDE
e CITTA’ di SETTIMO TORINESE

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili
info tel 3398099472
mail: manricolaz@libero.it

Settimo - traliccio "Tino Faussone"

Settimo - traliccio "Tino Faussone"
prog. arch. Adriana Zamboni

meteosettimo è:

Enrico Mario Lazzarin scrive poesia dalla 1a elementare. E’ socio fondatore dell'ass. cult . “Due Fiumi” di Torino e dintorni. E’ ideatore e organizzatore della rassegna di poesia e musica “Poesia Vagabonda” giunta alla 14a edizione, nella città dove risiede, Settimo Torinese. E’ redattore della rivista “Corrente Alternata”, . Ha pubblicato due raccolte di versi: "Non piove più" (Taurus -Torino,1999) e "Ombrelli d'aprile" (Magie di carta - Chieri, 2007). Ha vinto numerosi premi per la poesia e la narrativa.

Settimo Torinese - torre medioevale

Settimo Torinese - torre medioevale
50 anni di Settimo Città

foto del mese

foto del mese

domenica 31 gennaio 2010

Tutto luccica - Corso Belgio a Torino


(Settimo, domenica 31 gennaio 2010)_607
LA LUNA HA LASCIATO LUCE

Tutto è lucente
La luna ha lasciato luce
sciolta come zucchero
nel sole che la fa brillare
in angoli di vetri nelle valli e pianure.
Tutto luccica
nelle case la domenica
spremute d'arancio.

Tutto splende
anche in tetti sempre in ombra,
...la tua bocca bella.

Tutto brilla
sul fiume senza nebbia
sui cementi della periferia
che questa mattina si è svegliata
con il vestito della festa.

.

Erri De Luca all'Università del Dialogo


Secondo incontro dell’Università del Dialogo
per le sessioni 2009 – 2010
con ERRI DE LUCA
scrittore, traduttore e poeta italiano sul tema:
IL SILENZIO PARLA, ASCOLTA, AMA.
.

Il lago ghiacciato di Arignano (TO)


(Settimo, venerdi 29 gennaio 2010)_606
UNA PROMESSA MANCATA

La luna è tramontata piena e gialla,
rifletteva la neve rimasta sui prati e campagne
colline gelate e incantate
palazzi silenziosi
ci faceva sperare in una bella giornata
serena e lucente
e invece niente!

Le auto e i semafori
chiavi e accendini in tasca
le tabaccherie e tintorie
ancora chiuse;
un caffè al bar dell’angolo nella piazza ovale.
Poi ho visto nella mattina
il lago gelato
diventare lastra grigia e spessa
l'airone addormentato
il piccione invadente
l'anitra muta sorridente.

Senza sole
senza cielo aperto
ci fosse almeno un pezzo di riflesso
almeno uno sprazzo di celestino.

.

mercoledì 27 gennaio 2010

Settimo, Viale Farmitalia


(Settimo, martedi 26 gennaio 2010)_605
PAOLINA E LA NEVE

La notte accompagnata da una fine neve
si è girata
ad aspettare
lo stupore della bambina che non voleva salire in auto con la madre
ad occhi spalancati guardava scendere i fiocchi
e non voleva saperne di andare via.

Sono tornato che nevicava
poi in casa ho acceso la radio e ascoltato le previsioni meteo
neve tutta la notte
anche in pianura.

Ora la bambina di nome Paolina
è alla finestra
che guarda le auto passare
e pensa sperando
che cada tanta neve
ma proprio tanta
da non poter andare a scuola.

.

domenica 24 gennaio 2010

Grigio domenicale


(Settimo, domenica 24 gennaio 2010)_604
IL GRIGIO SI SPOSTA SUL CELESTINO ALPINO
(METTO SU L'ACQUA PER IL TE)

Nella notte sogni iniziati
cartoline mai spedite
lettere mai completate.

Guardo fuori il cielo:
grigio domenicale,
un nuovo colore
il grigio del cielo la domenica ha una tonalità particolare.

Squilla il telefono
sei tu che mi dici
sono lì fra dieci minuti.

Dalla finestra il grigio si mischia alla notte che va via
verso est
poi sento i tuoi passi sulle scale
metto su l'acqua per il tuo te.

Intanto
il grigio si sposta sul celestino alpino.

.


(Settimo, sabato 23 gennaio 2010)_603
MENU' DEL GIORNO

Dall’angolo del lenzuolo:
nuvole basse da non confondere con la nebbia della pianura.
Le basse nuvole si spostano veloci da una collina ad una curva di farina.
Oggi Polenta e Salciccia è scritto fuori dalla trattoria
osservo dalla finestra della cucina.
Menù del giorno:
Piatto Unico Nuvole Basse.
Accendo la radio:
"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori".

.

Galaverna



(Settimo, venerdi 22 gennaio 2010)_602
OGGI È VENERDI:
IL TEMPO QUASI FERMO, LA GALAVERNA,
IL SELF-SERVICE, IL VECCHIO MILITANTE COMUNISTA,

L'AEREO CHE PASSA.

"E’...che qua fa caldo e poi incontro sempre qualcuno che mi conosce."
Nel self-service inaugurato da poco più di due mesi,
Massimo, il vecchio militante comunista ci viene volentieri.
Lui è uno che prende treni.
Lo saluto con un cenno della testa,
sedendosi al mio tavolo mi dice con il suo vocione:
"Domani anche con questo freddo vado a Genova, per pranzare a Genova conosco posti dove si mangia con poco".
"Cosi vedo il porto e il mare, le navi che salpano.
Vorrei andarmene via lontano da questo bel paese, ma sono vecchio troppo vecchio, tra un mese compio 88 anni ".

Il self-service è colorato di giallo e arancione,
anche le due cameriere hanno cappellini gialli e grambiulini arancioni
e hanno sorrisi pieghevoli
per tutte le occasioni.

Saluto Massimo che borbotta.
Fuori la galaverna ha coperto tutto
quasi a immobilizzare il tempo
e fermarlo
poi passa un aereo
non lo vedo ma il suo rumore
mette in moto il tempo.
Oggi è venerdi.

.

(Settimo, giovedi 21 gennaio 2010)_601
CARTELLI NELLA NEBBIA FITTA

Il cartello con su scritto
"Vendesi Peperoni dal produttore al consumatore"
mi orienta sulla strada che devo prendere: svolta a sinistra
e poi dritti fino a Chieri.
Densa nebbia per tutto il giorno.
Dentro questa coltre non ci sentiamo protetti
senza sapere che direzione prendere.
Fortuna che ho visto il peperone rosso del cartello.
Superata Carmagnola
rientro a casa
fitta nebbia fin sul portone,
fortuna che c'era il peperone.

.

Margine tra la nebbia


mercoledì 20 gennaio 2010

(Settimo, mercoledi 20 gennaio 2010)_600
FUORI DALLA NEBBIA

C'è un margine immaginato
nelle colline che appaiono
dalla nebbia
c'è un margine sfiorato dall'occhio
un margine creato fantasticato
un margine sognato.

Guido ai cinquanta orari
nebbia
e ti ricordi le curve
le disegni a memoria
e anche se sbagli l'inclinazione l'angolo della curva
si può correggere.

C'è un margine che vorresti toccare
là in cima
fuori dalla nebbia.

.
(Settimo, martedi 19 gennaio 2010)_599
TRA LA NEBBIA E IL SOLE

Tra la nebbia e il sole
vedo:
case, betulle, nuvole, riflessi di specchietti, tostapane, vecchi giornali.
Tra la nebbia e il sole
si affollano i pensieri di ieri

Tra la nebbia e il sole
riaffiorano sorrisi condivisi
parole lontane lasciate andare come aquiloni colorati senza fili
al vento
cappelli volati via
dalle mani di bimbi lontani
memoria rappresa
come in un gioco di specchi.

Tra la nebbia e il sole
solo mute parole!

.

martedì 19 gennaio 2010

Winnie, salvata ad Haiti


foto ANSA
(Settimo, domenica 17 gennaio 2010)_598
PENSO AI BAMBINI DI HAITI

Il gelo ha coperto di brina la fogliolina
della siepe
fin dentro la mattina.
Sempreverde la fogliolina coperta dalla brina
pensa che avrebbe voluto cadere a ottobre come le grandi foglie del tiglio
che d'estate le fanno ombra e le danno pace.
Per non soffrire tutto l'inverno.

Ma ognuno ha il proprio destino scritto su qualche stella lontana
che non la vedi mai
non la vedi mai.
Salgo le scale che viene su la luce
penso al gelo della fogliolina
penso ai bimbi di Haiti con i loro grandi occhi spauriti.

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Raggio di sole - Corso Piemonte a Settimo Torinese


(Settimo, venerdi 15 gennaio 2010)_597
CONFINI

Rotto il grigio
dal raggio di sole
che sanguina
si allarga la luce e e l'ombra chiazza
riveste con un vestito celeste
strade e case auto e borsette
bucati da stirare
la spesa da fare.

Raggio di luce solare
che si è fatto largo dal grigio uniforme
riveste con un abito chiaro
tutto il quartiere al confine di un altro grigio
in arrivo
tra la città e un'altra città
fino a toccare giacigli del fine settimana.

.

mercoledì 13 gennaio 2010



(Settimo, mercoledi 13 gennaio 2010)_596
MARTINO E LA SOLITUDINE

La leggera coltre
si è portata via la notte
notte d'inverno.
Rivedo Martino il vecchio partigiano,
lui sempre più solo e i suoi quattro cani più grassi.
Mi racconta del silenzio prima di un azione,
mi racconta della Grecia di quando è scappato senza scarpe e senza pane.

Tutto funziona ma le mie gambe non ne vogliono sapere.
Ho sempre amato camminare anche in mezzo alla tormenta,
non mi perdevo trovavo la strada
adesso è diverso..."
mi dice piano
mentre gli verso il caffè
e lui guarda fuori dai vetri un po’ appannati i cani che giocano con la neve.

.


Dolore per Haiti


.
Che grande dolore per la tragedia che ha colpito l'isola di Haiti.

Una terra bellissima, ricca di storia, di ricerca di libertà e di letteratura, ma povera e depredata dal "caimano stellato".
Una terra che ci ha dato straordinari poeti e scrittori come Jacques Roumain, Stéphen Alexis, René Depestre, Anthony Phelps, Jean Metellus, il nostro carissimo Louis-Philippe Dalembert, e tantissimi altri.
Tra questi poeti straordinari, uno ci è particolarmente caro, Paul Laraque (scomparso purtroppo nel 2007) che abbiamo avuto la fortuna e l'onore di conoscere e di pubblicare e portare in Italia (La sabbia dell'esilio).
Vogliamo ricordare Paul e la sua amata isola, dalla quale visse in esilio, con una sua bella poesia.

Un nuovo continente di Paul Laraque

Combattenti dell’alba che caccia gli ultimi mostri della notte
al passaggio la cui barriera si apre col soffio della speranza
gli eredi del cacicco e della sambà
ti vedono alla testa della muta europe
ai fucili e i cani la schiavitù e la sifilide
che conquista questo continente al quale non lasciasti neanche
il tuo nome

Le fiamme della Natività devastano i campi di canna da zucchero La rivolta capta la collera degli dei I coltelli affilati lungo i secoli e le torce dell’insurrezione affrontarono la spada e la croce La colonia cadde.

Caravelle mutate in galere trasformate in piroscafi di lusso e navi da guerra. Specchio per le allodole delle elezioni e doppio sparviero del debito I tuoi discendenti ci forgiano delle moderne gogne.

Il tempo delle spezie è passato
o barbarie più grande dell'antical’invasione dei robot è cominciata
Le tue forze scatenate sono votate alla disfatta
Le radici dell'albero di cui parlò Louverture
rispuntano oggi nel paese di Mandela
Attraversando le vecchie frontiere delle razze
i popoli che hai unito tuo malgrado
partono alla scoperta di un nuovo continente
in cui l’oro sia ripartito e regni la libertà

(Port-au-Prince, 15 settembre 1990)


Traduzione di Giancarlo Cavallo



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Paul Laraque è nato a Jérémie. Haiti, nel 1920.
Diplomato all’Accademia militare nel 1941.
Ha incontrato André Breton a Port-au-Prince nel 1945.
Scrive in francese e in creolo. In esilio a New York dal 1961 al 1986.
È stato privato della nazionalità haitiana nel 1964 per attività politiche contro la dittatura dei Duvalier.
Professore di francese dal 1966 al 1985 e Segretario Generale dell’Associazione degli scrittori haitiani all’estero dal 1979 al 1986.
È stato il primo francofono a ricevere il Premio Casa de las Américas. Il suo secondo esilio è cominciato nel 1991 dopo il colpo di stato militare contro il governo costituzionale e popolare del Presidente Aristide.

Ha pubblicato: "Ce qui demeure" (Montreal 1973), "Fistibal" (Montreal 1974), "Les armes quotidiennes /Poésie quotidienne" (L’Avana, 1983), "Solda mawon / soldat marron" (Port-au-Prince, 1987), "Camourade" (Willimantic 1988), "Le vieux nègre et l’exil" (Paris, 1988), "Fistibal / Slingshot" (Port-au-Prince / San Francisco, 1989).

Nel 1998 la sua opera poetica è stata racchiusa nel volume "Oeuvres incomplètes" (Quebec). La sua raccolta La sabbia dell’esilio è stata pubblicata dalla Multimedia Edizioni, che ha anche pubblicato il suo "André Breton ad Haiti". Paul Laraque è scomparso 8 marzo 2007.

a cura di
http://www.casadellapoesia.org/blog/
http://www.casadellapoesia.org/biografia/90/1/paul-laraque
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"Quando eravamo immigrati"


"Quando eravamo immigrati"
di Corrado Stajano / L’Unità 20-11-2005

Se si pensa all’odio urlato dalla Lega contro gli immigrati non possono non venire in mente i 26 milioni di italiani che, almeno dall’Ottocento, partirono sulle navi della speranza in cerca di lavoro e di una vita migliore.

Molti di loro ce l’hanno fatta, tanti altri, invece, sono stati sconfitti, hanno avuto vite grame, trattati come non uomini, considerati sull'ultimo gradino della scala sociale, poco più dei negri.

Sfruttati, taglieggiati, umiliati, vittime di linciaggi. A New Orleans, nel 1891, undici vittime, a Walsenburg, nel 1895, sei vittime, a Tallulah, nel 1896, cinque vittime. Accadde anche a Denver, a Zurigo, altrove. I settimanali italiani di allora, Il Secolo Illustrato, la Tribuna Illustrata dedicarono a quei fatti atroci la tavola di copertina.
Gli italiani venivano beffeggiati, visti come eterni mandolinisti, lustrascarpe, ladri e assassini. Lo testimoniano le vignette dei giornali dell’epoca, soprattutto negli Stati Uniti. L’ingiustizia di cui gli immigrati furono vittime nasceva dalla xenofobia, dai pregiudizi razziali, dal timore che l’ondata migratoria provocasse negative ripercussioni economiche.

Proprio come oggi, coi migranti che approdano alle nostre coste dal Nord Africa o entrano dalle frontiere del Nord-Est, sudditi di quel che era l’impero sovietico, l’ex Jugoslavia, l’Albania.

L’Italia fu un grande Paese di migranti. Alla fine dell’Ottocento, negli anni Venti del Novecento, dopo la seconda guerra mondiale. È così corta la memoria? O comportarsi con il cieco furore usato dai leghisti rappresenta la rivalsa su un passato che nella sovrana ignoranza si vuole cancellare, come se non fosse mai esistito?


Una ponderosa opera di Francesco Durante, Italoamericana, in due volumi pubblicati di recente da Mondadori (1776-1880 il primo, 1880-1943 il secondo) documenta attraverso testimonianze di grande interesse le vite vissute, spesso perdute, di tanti italiani andati all’avventura.

Adesso a Lucca è appena stato inaugurato il Museo Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana (Cappellina Santa Maria della Rotonda, via Vittorio Emanuele 3). Fotografo scientifico presso l’università di Firenze, nato nel 1943, morto nel 1997, Cresci è stato per tutta la vita un appassionato ricercatore, collezionista di documenti, fotografie, oggetti che contribuiscono ad arricchire saperi e conoscenze su questo fenomeno di estrema contemporaneità.


Una valigia di fibra nel mezzo del piccolo museo è il simbolo della cruda avventura. Costava 5 lire, nel 1910. Un baule di legno e un fagotto completano l’equipaggiamento. Più di 10 milioni di italiani partirono dal Sud e dalle isole, 5 milioni dal Centro, 5 milioni e mezzo dal Nord-Est, 5 milioni dal Nord-Ovest. Veneti, campani, siciliani, lombardi, piemontesi e calabresi. Meta furono soprattutto, con gli Stati Uniti, l’Argentina, il Brasile, il Canada, e, in Europa, la Svizzera, la Germania, la Gran Bretagna. Sulle pareti del museo si snoda un documentario di dure esistenze fatto di piccoli segni.


Mancava il lavoro, in Italia. L’agricoltura, alla fine dell’Ottocento, era minacciata dall’importazione a basso prezzo del grano americano, l’industria nascente danneggiava i negozi artigiani, la concorrenza dei Paesi europei non faceva sconti. Il biglietto del bastimento da Napoli a New York costava 150 lire in terza classe, il prezzo per il Sudamerica era più alto. Chissà quale destino ha avuto Maria Giuseppa Colarusso di Avellino che nel 1896 si imbarcò per New York con la famiglia? E quale destino avrà avuto Giuseppe Masini di Castiglione di Garfagnana che nel 1927 se ne andò in Brasile?

Che cosa facevano gli emigranti, nella sognata Merica, superato il pauroso esame di Ellis Island? I camerieri, gli sguatteri, i cuochi, i manovali nei lavori pesanti, ferrovie, strade, gallerie, bonifica dei terreni, il taglio della canna da zucchero. Le donne, spesso l’anello forte della famiglia, lavoravano anch’esse, balie, domestiche, lavandaie, operaie nell’industria tessile.

C’erano poi gli ambulanti, gli spazzacamini, i gelatai. E c’erano i sarti e i figurinai della Lucchesia. Vivevano in indecenti tuguri. In campagna dormivano con le capre, i polli, i maiali; in città, a Little Italy, in grandi casoni fatiscenti, i tenement in Brasile in edifici adattati alla meglio, i conventillos.Il legame con i compaesani era essenziale. Si liberavano via via dalla sudditanza con i padroni risparmiando allo spasimo, aprendo piccoli spacci di alimentari frequentati dalla comunità italiana, e poi locali di maggiore importanza come Luisa Cristofani, fiera nella fotografia con il marito e alcuni “bordanti” davanti al “Firenze Saloon”, in California, alla fine dell’Ottocento.


Vedi il seguito su L’Unità:
http://cerca.unita.it/data/PDF0112/PDF0112/text14/fork/ref/05322nz1.HTM
?key=Corrado+Stajano&first=71&orderby=1&f=fir
.

(Settimo, martedi 12 gennaio 2010)_595
SIAMO SOLO ARRABBIATI PER IL CATTIVO TEMPO DI QUESTI GIORNI

Adesso che tutto pare finito
la vergogna ci assale
ci prende quasi un rimorso dopo il dolce
del post Natale
e allora spegni il televisore
mentre il ministro della colpa altrui
dice Tolleranza Zero
con chi è fuori dalla legalità.
Non é un paese razzista.

Siamo solo arrabbiati
per il cattivo tempo di questi giorni
siamo solo distratti dai premi serali
dai lotti da lottizare
e dai numeri da giocare
e dal parcheggio libero da trovare
dalla crisi della squadra cittadina
per il cambio di allenatore
dai tre chili di troppo da perdere
dalla nebbia che persiste in troppi cuori
con i battiti che sanno di vernici metallizzate.
Non è un paese razzista.

Abbiamo solo cacciato chi non si comporta bene
e defeca per strada e non fa la doccia nemmeno una volta la settimana
bonificare i tuguri
per crearne altri 100 lontano da casa nostra.
Che vadano via hanno un cattivo odore
e portano malattie.
Noi non siamo razzisti.
Domenica andiamo a pregare anche per loro!
.

lunedì 11 gennaio 2010

(Settimo, lunedi 11 gennaio 2010)_594
NUVOLA LUNGA E IL VECCHIO BUFFO CAPPELLO

Magnifico tramonto
di questo gennaio 2010 soltanto una nuvola
una nuvola lunga nel cielo terso
una nuvola arancione.

E chissà perchè mi vieni in mente tu.
Con il tuo buffo cappello che portavi sia d'estate che in inverno
ti riconoscevo da lontano
e tu mi salutavi con la mano.
Poi sei andata via lontano
non so perchè
qualcuno dice che ti ha incontrato in isole lontane
su barche a vela provvisorie
su vette essenziali
in stanze d'affitto luride ma speciali
e che scrivi ancora poesie
e strimpelli la chitarra e sei sempre un pò stonata.

Sono arrivato.
Apro il portone automatico
senza scendere basta schiacciare
e provo a guardare la nuvola lunga
a cercarla
nel cielo:
non c'è più!.
E’ andata via.

.

domenica 10 gennaio 2010


(Settimo, domenica 10 gennaio 2010)_593
IL CIELO GRIGIO

Domenica grigia a partire dal cielo.
Dalla radio le parole dello speaker che parla di caccia all’uomo nero,
ma l'uomo di pelle nera non è una lepre
o un cinghiale ma solo un uomo da rispettare come tutti gli altri.

Le previsioni dicono che nevicherà:
il colonnello dell'aeronautica spiega
che basta anche meno di mezzo grado centigrado in più, perché piova.

Ai violenti e razzisti di ogni specie mi chiedo
cosa ci voglia in più per smetterlo di esserlo:
troppo semplice sarebbe mezzo grado in più,
per essere in pace e armonia con tutto e tutti.

A noi non rimane che accendere la nostra piccola fiammella,
con la speranza che salga di mezzo grado almeno il buon senso
e la civiltà di questo paese lasciato a sè stesso e alla criminalità.

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sabato 9 gennaio 2010


(Settimo, sabato 9 gennaio 2010)_592
LA NEVE, LA PIOGGIA, LA PAURA
IL CORAGGIO DI SPARTACO

La neve si è tramutata in pioggia
nel sabato mattina
acquisto il quotidiano giornale nazionale
una rivolta di schiavi neri
per troppo tempo invisibili
rabbia e sangue tra le case vicino al mare
rabbia e disperazione di chi non ha più un occasione migliore
rimane il coraggio
il coraggio dello schiavo Spartaco.
Rimane un paese che non conosco più.
Scende la pioggia gelata
che si è tramutata in paura!

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Orti urbani in Via Cascina Nuova 45-55 a Settimo Torinese.


(Settimo, venerdi 8 gennaio 2010)_591
GLI ALBERI DEL CORTILE

Nella notte gli alberi non dormono:
a volte commentano i fatti del giorno,
a volte discutono dei fatti loro.
Ma altre volte cantano
e quando cantano,
quando cantano in coro
allora nevica.
Lieve o copiosa arriva la neve,
come questa notte che gli alberi del cortile hanno cantato
una ninna nanna per il loro fratello salice malato,
è arrivata una lieve nevicata.

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giovedì 7 gennaio 2010

Il Po a Settimo Torinese


(Settimo, giovedi 7 gennaio 2010)_590
COME VIAGGIATORI

Una linea di nebbia
confine tra fiume e collina.
Poi più in alto in cima a Bardassano il sole
sotto la linea è diventata scura
nebbia e polveri sottili.
Come viaggiatori che parlano due lingue diverse e dicono la stessa cosa,
colline e nebbie
non si capiscono.

La pianura si stira sbadiglia
guarda la luna tramontare,
tocca il fiume
e pensa al mare!

.

martedì 5 gennaio 2010

Sulle sponde del Po - Settimo Torinese


(Settimo, martedi 5 gennaio 2010)_589
MA DAI ZIO CHE DICI MAI!

La mia nipotina Eleonora di quattro anni ,
ha chiesto all’albero di Natale se era felice
poi sorridendo ha risposto:
"Certo che sei felice Albero, hai tutte luci e palline colorate e una stella d'oro in punta".
Le ho fatto notare che le luci e tutto il resto
sono pesanti da portare per un albero non troppo grande come il suo,
sorridendo mi ha detto:
"Ma dai zio che dici mai!".
Poi insieme abbiamo guardato la neve scendere lentamente.

.

La gatta nera Chicca


(Settimo, lunedi 4 gennaio 2010)_588
VIA VERSO UN POSTO PIÙ CALDO

Mi sono svegliato
la notte ha portato neve
dal cielo senza colore una parola senza lingue
USCIRE A GUARDARE
camminare nel bianco
volano passeri inseguono sentieri
sentieri perduti.
La signora del primo piano telefona al negozio di alimentari per farsi PORTARE la spesa A CASA.
Anche la gatta nera sembra incerta sul da farsi
poi tende orecchie e baffi
attraversa il prato
va via verso un posto più caldo.

.

domenica 3 gennaio 2010

Stazione Ferroviaria Torino Porta Nuova.


(Settimo, domenica 3 gennaio 2010)_587
UN RITARDO DI QUARANTA MINUTI

Il treno ritarda di quaranta minuti
e nell’attesa osservo il via vai dei viaggiatori.
Questa stazione è cambiata
nemmeno più un angolo giaciglio per chi è senza tetto
stazione ferroviaria che sembra un aeroporto
lucidi pavimenti e serramenti
lucida labbra dell'addetta al servizio viaggiatori
del Freccia Rossa
con due ristoranti e connessione web a velocità 300 e 20 kilomega.

Stazione dalle luci abbaglianti
con i negozi sempre aperti
i cornetti sempre caldi.
L'attesa di chi aspetta un viso amico è sempre quella.
Un ritardo di quaranta minuti
l'addetta bionda e alta 1 e 80 si pulisce le mani con un fazzoletto profumato
e sorride dicendo che è spiacente ma non ha altre informazioni da dare.

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Tra le nubi del primo Gennaio 2010.


(Settimo, venerdi 1 gennaio 2010)_586
CAPODANNO

Tutto tace nella mattina
nemmeno un auto che passa
anche le nuvole stanno ferme
senza semafori
quasi a non voler disturbare con eventuali ombre.
Un sole in carta velina giallina
è uscito.

Faccio due passi
sono le undici e diciotto.
Qualcuno ha lasciato bottiglie di vino sul marciapiede
nel chiosco dell' edicola
la loro lieve ombra
copre parole scritte con pennarelli da ragazzi
della vicina scuola:
"TVB FOR EVER TUA CICCIA".
Alle cinque
il sole è tramontato fra le nuvole.

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venerdì 1 gennaio 2010

BUON 2010 !

LA PORTA DELLA MIA CASA VI È APERTA, AMICI
di Josip Osti

La porta della mia casa vi è aperta, amici?
Giorno e notte. Per te, vento, che dietro di te
la rinchiudi sempre rumorosamente, i gatti
invece la lasciano sempre aperta. E per te,
luce, che entri nella mia dimora quando esce
ugualmente furtiva l'oscurità, che però vi ritorna,
quando tu la lasci. E per voi, voci di uccelli e profumi
di fiori del giardino, che mentre uscite, strada
facendo vi mescolate fra di voi, in modo che non
riesco a indovinare a quale uccello e a quale fiore
appartenete. O perfino all'ignoto e inesistente
fiore-uccello che canta e contemporaneamente
emana profumo? La porta della mia casa vi è
aperta, amici? La porta, dietro alla quale, dopo
averla aperta, vedrete su su in alto il cielo per la
chioma del melo, su cui una volta maturano i pomi
e un'altra volta le stelle e le finestre, il contenuto
delle quali si riflette sui vetri dei quadri alla parete.
Le arricchisce e incessantemente rende diverse.
Simili a sogni, come è simile ai sogni tutto nella
mia vita e nelle mie poesie, alle quali assomigliano
i miei sogni? La porta della mia casa vi è aperta,
amici? In cui sono giovani tutti i miei ricordi
come sono giovani tutti i miei amori finora vissuti
e non invecchiano, come non invecchiano i giovani
abeti con i quali sono fatte le sedie, la tavola,
le scale e gli scaffali. Come non invecchiano tutti
i miei libri letti e non letti. E in essi i già da secoli
giovani amanti e i giovani morti. Come rimarrà
in eterno giovane la luna sopra la chioma
dell'albero nella notte, le cui radici sono rimaste
nel palmo della mano del pittore Safet Zec?.
La porta della mia casa vi è aperta, amici? Giorno
e notte. La porta della casa, nella quale invecchiano
solo i volti degli specchi.


Traduzione Jolka Milic
da: Josip Osti, Rosa Mystica, 2008, Multimedia Edizioni.

Josip Osti è nato a Sarajevo nel 1945 e vive fra Tomaj, in Carso, Ljubljana e Sarajevo.
Ha all’attivo dieci raccolte di poesie, libri di saggi-stica e critica letteraria, libri per l'infanzia e diverse antologie. Ha tradotto circa ottanta libri svolgendo un'operazione di continuo scambio tra la letteratura bosniaca e quella slovena.
Le sue poesie sono presenti in numerose antologie e tradotte in più lingue (italiano, sloveno, turco, inglese, boemo, polacco, greco).
Sei le traduzioni italiane, "Barbara e il barbaro" (1995), "Il libro dei morti di Sarajevo" (1997), l’antologia "Con l’oro antico dei ricordi" (1997), Poesie (1999) e “Confliti – Poesia delle molte guerre” (2001), e per Multimedia Edizioni / Casa della poesia, "L'albero che cammina" (2005) e "Rosa Mystica" (2008).
Ha ricevuto riconoscimenti per le traduzioni e molti premi letterari, tra i quali spicca il Premio Internazionale "Vilenica ’94".

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(Settimo, giovedi 31 dicembre 2009)_585
LA LUNA DI FINE ANNO

La luna coperta da nuvole leggere quasi trasparenti
la intravedo
poi la perdo di vista.

Vetri appannati d'auto.

La notte corre sui sorrisi di ragazze innamorate
su radio rimaste accese in stanze spente
su acqua che scorre lungo crinali
dove riposano ghiri e marmotte.

Nei volti di bambini solitari
che osservano il cielo con la luna piena
luminosa luna di questo fine 2009.


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